29 dicembre 2018

Archiloco - Smarrimento


Questa voglia di amarti,
Avvinghiandosi sotto il cuore,
Come un ladro,
Ha messo una fitta nebbia
Attorno ai miei occhi.
Ha strappato dal petto
La mia anima indifesa.

21 dicembre 2018

Vera Pavlova - dal Libro di poesie


Mi hai tra le tue braccia 
E credi di avermi presa?
Invece mi libererò
Come fa una lucertola.

La superficie del pensiero
È la parola.
La superficie della parola
È il gesto.
La superficie del gesto
È la pelle.
La superficie della pelle 
È il brivido.

Abbracciamoci e capiamo:
Chi è solo non si può curare.

14 dicembre 2018

Mark Strand - La vita tranquilla


Sei in piedi alla finestra.
C'è una nube di vetro a forma di cuore.
I sospiri del vento sono caverne
Di tutto quello che dici.
Sei lo spirito sull'albero fuori.

La strada è muta.
Il clima, come il domani, come la tua vita,
È in parte qui, in parte per aria.
Non puoi farci niente.

La vita tranquilla non dà preavvisi.
Consuma attimi di sconforto e compare,
A piedi irriconoscibile, senza offrire nulla,
E tu sei lì.

07 dicembre 2018

Nicolae Stănescu - Fremo d'amore


Il respiro si muove con il desiderio
Che si è incarnato in me.
Il sangue si mescola orgoglioso
Ai miei sensi accesi e torbidi.
Il tuo corpo trabocca di dolce umidità
E le mie mani anelano di sentirlo.
Sospiri nell'attesa del piacere,
La mia bocca beve alla tua coppa,
Preludio di corpi che si godono.
Chiudi gli occhi per aprire più i sensi
Urliamo della pura gioia d'amarci.

30 novembre 2018

Vincenzo Cardarelli - I gabbiani


Non so dove i gabbiani
Abbiano il nido
Dove trovino pace.

Io sono come loro
In perpetuo volo.

La vita la sfioro
Come loro l'acqua 
Ad acciuffare il cibo. 

E come forse anche loro
Amo la quiete
La grande quiete marina,
Ma il mio destino è vivere
Balenando in burrasca.

23 novembre 2018

Jan Skacel - Due mani


È fredda questa mattina.
Un giorno che non promette
Proprio niente di buono.

Le nostre promesse dimenticate
In mille scuse senza senso.
Siamo ancora qui?

Questo nostro futuro
Sarà peggiore del presente.
Ma in fondo è importante?

Stringiamo le nostre mani.
Camminiamo insieme uniti.
Solo l'amore ha significato.

16 novembre 2018

Jean Cocteau - Amare


Il verbo Amare è proprio
Di difficile coniugazione.
Il suo passato
Non è prossimo.
Il suo presente
Non è indicativo.
E il suo futuro
Non è un condizionale.

09 novembre 2018

Lionel Ray - L'icona speranza


C'è il blu degli squarci e di orizzonti pallidi
C'è che penso a un albero di fico come
Alla perfezione del sonno
C'è che il cielo pende dentro di noi
E si rialza: C'è la gioventù delle acque.

C'è un'icona in fondo a un tempio
E il cielo che s'iscrive tutto intero in te
C'è questa poesia che ti somiglia
Una rosa per sempre pura
Rosa nera la rosa della tua voce.

C'è un'arca al di sopra del freddo
Qualcosa che respira qui vicino
Ti ascolto. Sei tu? Sono io?
C'è una sorgente che non finisce.

02 novembre 2018

Alfonso X di Castiglia - Rosa delle rose


Rosa delle rose e fiore dei fiori,
Donna delle donne e signora delle signore.

Rosa di bellezza e di avvenenza
E fiore d'allegria e di piacere,
Donna nell'essere molto pietosa,
Signora nel togliere ansie e dolori.

Tale signora si deve molto amare,
Che da ogni male ci può guardare,
Può perdonarci dai peccati
Agendo contro i cattivi desideri.

Dobbiamo amarla molto e servirla,
Che lotta per salvarci dal cadere;
Dagli errori ci porta a sentirci,
Che noi facciamo come peccatori.

Questa donna che io ho per signora
E della quale voglio essere poeta,
Se io non posso avere il suo amore,
Lascio al diavolo gli altri amori.

26 ottobre 2018

George Gordon Byron - Versi d'amore



Dicono che la speranza sia felicità,
Ma il vero amore deve amare il passato,
E il ricordo risveglia i pensieri felici
Che primi sorgono e ultimi svaniscono.

E tutto ciò che il ricordo ama di più
Un tempo fu speranza solamente;
E quel che amò e perse la speranza
Ormai è preso dalla memoria.

È triste! È tutto un'illusione:
Il futuro ci inganna da lontano,
Non siamo più quel che ricordiamo,
Né osiamo pensare a quel che siamo.


20 ottobre 2018

Dmitrij Bannikov - La nebbia


Prende forma tra spiragli di luce
proiettando i nostri amari pensieri
ci proibisce di vedere il cielo
E copre le volte celesti.

Avvolti dalle nebbie
In qualche luogo del cuore
Siamo ancora insieme
Dopo tante sconfitte.

In questo vortice che ci accompagna
In tutta la nostra esistenza
Un unico dato certo.
Ti amo.

12 ottobre 2018

Gilles Le Vinier - Mi rendo conto


Mi rendo conto
che il mio canto non vale niente,
ma non posso fare altro
che cantare il mio dolore.

Anche se ricordare
mi fa ancora male,
voglio dirvi quello che sento
sperando che non vi succeda.

La vidi seduta alla funzione
una domenica di ottobre,
fu come una visione celeste
e udii suoni dolcissimi in me.

Piango la mia condizione
senza rinnegare i miei voti,
meglio sarebbe la morte
per non pensare a lei.

Sia beato chi può amare
e dichiararsi alla sua amata,
la coppa del mio cuore è colma
e questo peso grave mi opprime.

05 ottobre 2018

Charles Wright - Orfeo


Cammino nel freddo della notte 
in pieno autunno, 
come Orfeo,
pensando il mio canto, 

ansioso di voltarmi,
la mia vita svanita in un ornamento,

una nuvola alla deriva, 
dietro di me leggera trascendenza di cenere,
sepolta e risorta una volta, 

e poi ancora e ancora.

Il marciapiede si srotola 

come un sonno profondo.
Sopra di me le stelle, 

stelle austere,
svelano il volto.


Nessun cuore batte alle mie spalle, 
nessun passo.

01 ottobre 2018

In memoria di Chahnourh Varinag Aznavourian (Charles Aznavour)


COM'E' TRISTE VENEZIA

Com'è triste Venezia soltanto un anno dopo
Com'è triste Venezia se non si ama più
Si cercano parole, che nessuno dirà
E si vorrebbe piangere e non si può più.

Com'è triste Venezia se nella barca c'è
Soltanto un gondoliere che guarda verso te
E non ti chiede niente, perché negli occhi tuoi
E dentro la tua mente c'è solamente lei.

Com'è triste Venezia di sera la laguna
Se si cerca una mano che non si trova più
Si fa dell'ironia, davanti a quella luna
Che un dì ti ha vista mia e non ti vede più.

Addio gabbiani in volo, che un giorno salutaste
Due punti neri al suolo addio anche da lei
Troppo triste Venezia, soltanto un anno dopo
Troppo triste Venezia, se non si ama più...

28 settembre 2018

Edward Dorn - Se mai dovesse accadere


E siamo tutti lì insieme
il tempo ondeggerà al modo dei salici
e sarà veramente l’addio, sì,
ridendo a ciò che è dimenticato
e parlando di ciò che è nuovo
ammirando le rose che hai portato.
Così triste.
Non sapevi di essere alla fine
pensavi che la terra fosse 

un frutto luminoso, sì,
fosse un’altra avventura in cui sei stato trattenuto
e guardato fissamente
dopo aver dormito
in cui sei stato tenuto in serbo
come una noce da uno scoiattolo, e mezzo
dimenticato,
ce n’erano tante, tante
cadute da poco.

21 settembre 2018

Du Fu - In Esilio


Attraverso le tende verdi che mi proteggono
Due farfalle giocano;
Quattro ali di fiamma vorticano gioiosamente
Intorno a me e volano via;
Mentre ci avviciniamo alla riva
Piccole onde si increspano.

Intanto scruto lontano con la vista
Verso nuvole bianche fini;
Oltre le alte e severe montagne  
Sollevo a nord i miei occhi doloranti;
So che la mia città è là!
Chang'an addio! Addio!

15 settembre 2018

In memoria di Guido Ceronetti (1827-2018)


DA "POESIE PER VIVERE E NON VIVERE"


La porta era chiusa e nera. Dall’interno veniva
Un affannare d’anime che avvolgeva. Qualcuno apriva.
– chi vuol piegare alle lacrime, creatura
Inattesa? Perché ne torchi senza misura
Dai tuoi più di due occhi per darmi pena
E sudario, su un lenzuolo muto di cena? –
Tra un fitto fogliame di vecchie foto, nuda
La nullità erotica, la nostra vita cruda
Si spiava come una sete d’amare in un lenzuolo;
E palpebre fatte mute vidi in un tiepido scolo
Fare parlante il muro.

Nacque un dolcissimo benedire furtivo
Le stanze abitate da tanti accesi
Movimenti di carne e luce, e sognarli
Tutti morti non ne calmava il segreto
Agire di portatori d’impuro
A tutto, in cui era bello fermarli
Nella più misteriosa delle pitture.
E mentre benedicevo mi stupivo
Della mia voce che su tante nuche cadendo
Di dolorose bambole era attratta
In un combattimento senza fine
Tra gli emblemi del vivere e morire:
Lamettina di cataclisma sottile
Una carezza uscita dal grido
Li scorporava dell’apparire.

Oh inducible, suscitata
Da viste pure e impure
Vertigine rara del chiaroscuro!
Sul collo dell’anima cade, la testa vola
Felice, il filo bianco e il filo nero
Con presa di voragine inflessibile

Tra le sue labbra. Non era che una lampada
Su un tavolo, su abisso puro,
E il niente che chiede pane
Di nomi ancora alle sfinite mani
I polsi con più mistero mi succhiava.

08 settembre 2018

Haldis Moren Vesaas - Sera di Settembre


Un giorno quieto e fresco di settembre
muore nel suo sangue.
Colline e pendii sono infuocati
e palude e radura fiammeggiano.
Il vento rema attraverso le foglie
annunciando freddo e neve.
Così son già finite la primavera e l'estate.
Adesso aspettano l'autunno e la morte.

Soffia lieve intorno alle fattorie silenziose
dove i pioppi stanno sanguinando
e le betulle spargono sopra il fieno esangue
la loro ricchezza appassita.
Ma i campi alzano il grano sui covoni
verso l'ultimo fuoco del giorno.
Poi il cielo si spegne, scompare la terra,
e cadono la sera e il buio.

E le luci muoiono in tutte le case
mentre le stelle quietamente si accendono,
e la notte ha in suo potere l'intera nostra terra
e il cuore batte così debole
come se già fossero terminate la primavera e l'estate,
più disperatamente di adesso,
come se l'autunno dovesse fra poco rinfrescare
il mio sangue caldo.

Come molti altri che transitano
porta la pena umile
e sulle tempie
un poco dell’amarezza altrui,
il casto trifoglio,
perdutamente l’aureola del tabacco,
le poche lettere con cui coniare
il mio nome.
Cedro nelle sue braccia mi carica l’orizzonte.
Tiene monti smarriti tra le braccia.
Un pugno di mare che lo ha nutrito.
Il cuore così innalzò il suo volo.
Un pugno di mare. Mi diede la sete
per accecare l’astio
e i decenni della passione;
piccole conchiglie trasudanti
salgono sulle mie caviglie.
Il grano possiede la chiara essenza.
Si divide in parti equilatere,
perfette
e si offre. È l’anniversario del giubilo.
Mi trema in ogni midollo,
mi assalta ponendo un bimbo
azzurro
dietro ai suoi due occhi.
Portò dell’osso il gesto, il cipiglio.
È generoso e rosso. Tinge il giorno
di mestizia
a volte.
Di caglio in quarzo scoppia
e tinge il giorno.
Come nessuno
tra tanti che transitano
un’aria ferrata in oro,
un germoglio alato,
il polline della vita nelle sue corolle
mise sulla mia pelle.
Come nessuno tra tanti che transitano.

31 agosto 2018

Eugenio Montale - La Storia


La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta

da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, 

non procede né recede, 
si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è oltre.
La storia non somministra 

carezze o colpi di frusta.
La storia non è maestra
di niente che ci riguardi. 

Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, 

buche e nascondigli. 
C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: 

distrugge quanto più può: 
se esagerasse, certo sarebbe meglio, 
ma la storia è a corto di notizie, 
non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo 

e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra 

l'ectoplasma d'uno scampato 
e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, 

nessuno glien'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, 

si credono più liberi di lui.

24 agosto 2018

Louise Eldrich - I Boschi


Un tempo il tuo tocco bastava a vestirmi.
Tra questi alberi ora sono diversa.
Ora indosso gli alberi.

Abbasso un copricapo di ramoscelli piegati e l'assicuro.
Mi lego addosso una corazza di scorza graffiata.
Adatto alle mie mani le larghe foglie
dell'acero, come manopole di sangue.

Ora quando dico vieni,
e tu entri nei boschi,
in caccia di qualche creatura come la donna che ero,
io ti circondo.

La luce sanguina dalla radura. Le radici salgono.
Forme scannellate ardono azzurre nella luce che muore,
e anche tu conosci
la solitudine che mi hai insegnato col tuo corpo.

Quando ti corichi nella fossa di un albero abbattuto,
io ti copro, come ho sempre fatto;
questa volta non te ne vai.

17 agosto 2018

Samuel Taylor Coleridge - Estate serena


Tutto è pace d'intorno e nell'aria
si diffonde dei pescatori il canto.
Le chiare acque riflettono
gli azzurri cieli.
Un'infinita armonia si spande
dai boschi verdi lucenti di sole,
scende e si fonde al fruscio dei rami
e al mormorio dei flutti.
Il mistero dell'immensa natura
qui sembra svelare i segreti
di una vita felice:
al sole splendente, tra il vento,
gli alberi, i prati, le colline e l'acque.
Vita felice forse o ideale sogno.

10 agosto 2018

José Eduardo Degrazia - Silenzio


Non pensare che questo silenzio
sia semplice assenza di voci,

c’è lo stupore del fiore che sboccia
abisso del passero notturno

che gratta furtivo lo specchio della memoria.
(Il silenzio è il seme di qualcosa di più antico) .

Nel silenzio l’esistenza attenua
una realtà di frutto.

Non pensare che questo silenzio
sia semplice assenza di voci.

03 agosto 2018

Jacopone da Todi - O iubelo del core (O giubilo del cuore)


O iubelo del core,
       che fai cantar d’amore!
       Quanno iubel se scalda,
       sì fa l’omo cantare,
       e la lengua barbaglia
       e non sa che parlare:
       dentro non pò celare,
       tant’è granne ’l dolzore.
       Quanno iubel è acceso,
       sì fa l’omo clamare;
       lo cor d’amor è appreso,
       che nol pò comportare:
       stridenno el fa gridare,
       e non virgogna allore.
       Quanno iubelo ha preso
       lo core ennamorato,
       la gente l’ha ’n deriso,
       pensanno el suo parlato,
       parlanno esmesurato
       de che sente calore.
       O iubel, dolce gaudio
       ched entri ne la mente,
       lo cor deventa savio
       celar suo convenente:
       non pò esser soffrente
       che non faccia clamore.
       Chi non ha costumanza
       te reputa ’mpazzito,
       vedenno esvalïanza
       com’om ch’è desvanito;
       dentr’ha lo cor ferito,
       non se sente da fore.


(TRADUZIONE IN ITALIANO MODERNO)

O giubilo del cuore, 
che fai cantare per amore! 
Quando il giubilo scalda, 
esso induce gli uomini a cantare, 
e la lingua balbetta 
e non sa che dire:
non lo si può nascondere dentro di sé, 
tanto grande è la dolcezza. 
Quando il giubilo è acceso, 
allora induce a gridare; 
il cuore è infiammato d’amore, 
(tanto)che non lo può sopportare; 
(il giubilo) fa sì che si gridi con alti lamenti, 
e allora non si prova vergogna. 
Quando il giubilo ha occupato 
interamente il cuore innamorato, 
la gente lo deride, 
pensando al suo modo di esprimersi, 
che dice cose fuor di misura 
di quell’ardore che sente. 
O giubilo, dolce gioia 
che entri nella mente, 
il cuore diventerebbe saggio 
(se sapesse) nascondere la propria condizione; 
(il cuore) non può sopportare 
tale giubilo) in modo da non urlare. 
Chi non ha esperienza (di questo stato psicologico) 
ti reputa impazzito, 
vedendo (da parte tua) un comportamento insensato, 
simile a quello di un uomo che stia vaneggiando; 
(mentre chi è in preda al giubilo) ha il cuore ferito internamente, 
e non si rende conto del mondo esterno.

30 luglio 2018

Daniel Varujan - Ritorno


Questa sera veniamo da voi, 
intonando un canto, 
per il sentiero della luna,
o villaggi!
Nei vostri cortili
lasciate che ogni cane si svegli,
e che le fonti di nuovo
riempiano i secchi ridendo. 
Per le vostre feste dai campi, camminando
vi abbiamo portato con canti la rosa.

Questa sera veniamo da voi, 
cantando l’amore,
per il sentiero della montagna,
o capanne!
Di fronte alle corna del bue
lasciate che infine si aprano le vostre porte,
che il forno fumi, che si incoronino
di un fumo azzurro i tetti.
Ecco a voi le spose con i nuovi germogli
hanno portato il latte con le brocche.

Questa sera veniamo da voi, 
cantando la speranza, 
per il sentiero del campo,
o fienili!
Tra le vostre buie pareti
lasciate che risplenda il nuovo sole,
sui tetti verdeggianti
lasciate che la luna setacci la farina. 
Ecco vi abbiamo portato il fieno raccolto in covoni
la paglia con il dolce timo. 

Questa sera veniamo da voi, 
cantando il pane, 
per il sentiero dell’aia,
o granai!
Nell’oscurità del vostro seno immenso
lasciate che sorga il raggio della gioia;
la ragnatela sopra di voi
lasciate che sia come un velo d’argento;
poiché carri, file di carri vi hanno portato
il grano in mille sacchi. 

27 luglio 2018

Cesare Viviani - La chiarezza del mistero


A cercarsi i viventi, 
a darsi nomi,
a porre sui presenti sentimenti e onori,
a colmare distanze per incontrarsi,
voler raggiungere la certezza dei cuori.


La mente rimane ferma, 

con i suoi segni millenari, 
non va in cerca,
sa che non c'è altra vita.

20 luglio 2018

Giorgos Seferis - Ultima tappa

L'uomo si logora facilmente con le guerre;
l'uomo è molle, un fascio d'erba;
labbra e dita che smaniano per un seno bianco,
occhi che si socchiudono allo sfavillìo del giorno
e gambe pronte a correre, anche se stanche,
al minimo fischio di guadagno.
L'uomo è molle e assetato come l'erba,
insaziabile come l'erba – radici protese i nervi.
Quando è tempo di mietere
preferisce che la falce sibili in altri campi;
quando è tempo di mietere
c'è chi esorcizza il demone gridando,
chi si impaluda nei suoi beni, chi fa dell'oratoria.
Ma gli esorcismi, i beni, l'oratoria
a che servono se sono lontani i vivi?
Oppure l'uomo è un'altra cosa?
Non è questo che trasmette la vita?
C'è un tempo per seminare, un tempo per raccogliere.

13 luglio 2018

Wyslawa Szymborska - Un amore felice


Un amore felice. È normale?
E' serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l’uno verso l’altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così – in premio di che? Di nulla;

la luce giunge da nessun luogo –
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò offende i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
Se almeno dissimulassero un po’,
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono – è un insulto.
In che lingua parlano – comprensibile all’apparenza.
E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s’inventano
sembra un complotto contro l’umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d’uno scandalo nelle alte sfere della vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l’amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l’amore felice.
Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

08 luglio 2018

Franklin Mieses Burgos - Canzone dell'amata senza presenza


Prima che la tua voce avesse il colore dello squillo
e i tuoi occhi due ombre salmastre come alghe;
quando anche il tuo sorriso non era una strada aperta
per illuminare l'alba, ma una melodia
in un paese remoto nel pomeriggio;
Allora, ti ricordi?
Eravamo tuttuno nell'unità di Dio,
e il mio alito di vita era il tuo stesso respiro,
perché eri me stesso.

Oh indecifrabile enigma della rosa e del vento:
Mi amavo in te stessa!
Il tramonto non era ancora un uccello morto
appeso tra due rami,
né la notte faceva male
nella piccola angoscia delle radici,
né il cielo era uno straccio,
né il mare una foglia verde senza sirene.

Forse i gigli non erano ancora gigli,
né stelle, le stelle;
né il sole un sorriso di alti chiarori
nato tra due stelle; ancora, ti dico,
che nulla aveva una forma risoluta tra le cose;
l'aria non era aria, ma una farfalla:
solo una farfalla con le ali spiegate.

Che dolore non vederti camminare
come il profilo sonnambulo di un'ala
tra gli alberi miti senza luna,
né fluttuare nella notte da sola e da sola,
come un uccello perso nella nebbia.

Tuttavia, eravamo entrambi insieme
senza che la tua ombra
urlasse per il freddo della parola "mai"
la sua agonia; senza alcun dolore,
per lo stesso silenzio in cui sei morta,
spigolare una rosa di tenerezza
come ricordo un'anima che se ne stava andando.

Che dolore non vederti
tra queste molte cose che non erano:
Le montagne i nidi, le rane e il pesce,
la grande luna
bagnato di canzoni,
la terra blu e la mattina verde.

Che dolore non vederti;
perché questo era il momento
unico e preciso di dire le cose come sono:
già il vento sarebbe vento; il viola, viola.

La mano dell'arcano ha messo la sua impronta
sopra ogni cosa; Si poteva essere:
Donna, stella o rosa.

Ma tu fosti un tramonto.
Solo un tramonto!

07 luglio 2018

Josefina Dautbegovic - Finestra


Una dopo l’altra cadono le illusioni
Apri la finestra
Fuori bagnato di lacrime se ne sta
il mio angelo caduto
e prega
per la mia redenzione
Fuori cade pura rugiada
e crolla il buio sui tetti
Apri la finestra
Dietro al cespuglio le cui gemme guardavamo insieme
se ne sta misero e scalzo
e ha freddo
Chiamalo
A tutte le parole tenere risponde
Fuori si addensa la notte
e le stelle cadono sull’asfalto sporco
Negli angoli delle strade dove la luce non arriva
abitano i senzatetto con le scarpe
Il mio angelo ha perso più
della casa e della misericordia
Se risponde
abbiamo ancora una possibilità.

30 giugno 2018

Li Bai - Zhuang Zhou e la farfalla


Zhuang Zhou sognò di essere farfalla,
la farfalla sognò di essere Zhuang Zhou.
Se anche un corpo muta e si trasforma,
fugaci davvero sono gli infiniti fenomeni.
Così capirai che il grande fiume giallo 

si farà di nuovo un piccolo ruscello.
L'uomo che piantava meloni fuori città
un tempo era un marchese importante.
Se per nobili e ricchi tale è il destino,
di cosa andiamo affannati alla ricerca?

24 giugno 2018

Margherita Guidacci - Conchiglie


Non a te appartengo sebbene nel cavo
della tua mano ora riposi, viandante;
né alla sabbia da cui mi raccogliesti
e dove giacqui lungamente, prima
che al tuo sguardo si offrisse la mia forma mirabile.
Io compagna d'agili pesci e d'alghe
ebbi la vita dal grembo delle libere onde.
E non odio né oblio ma l'amara tempesta me ne divise.
Perciò si duole in me l'antica patria e rimormora
assiduamente e ne sospira la mia anima marina,
mentre tu reggi il mio segreto sulla tua palma
e stupito vi pieghi il tuo orecchio straniero.

16 giugno 2018

Blaga Dimitrova - Mattino


Era necessario un addio, perché capissi,
che non c’è un addio per noi.

Per sempre porterò in me quest’alba
come segno di bruciatura.
Alzàti sul far del giorno,
partimmo verso l’aeroporto grigio
ed eravamo contenti, perché era così lontano.

La mia ultima parola fu un sorriso.

E sopra di noi sorgeva con l’addio
l’incontro vero e l’amore.

08 giugno 2018

Rigoberto Paredes - Lezione d'amore


Se ti guardi allo specchio
e non sembri quella che hai visto ieri (meglio che mai),
se ti guarda indifferente, come se non vedesse nessuno,
colui che viveva per te
vedendosi allo specchio, infuocato dall’amore,
non ti lamentare del tempo, non soffrire per il tuo corpo.
È questo il momento in cui tu sei.
Saggezza / bellezza si riuniscono nel tuo nome.
Sono al punto giusto le doti migliori del tuo orto.
Ciò che ieri davi fresco, privo di qualità,
assillata dagli sciocchi,
è tramontato senza lasciare il segno, senza rendertene conto.
Abbandonati alla vita, a petto scoperto,
oggi che sai come brandire – come poche – l’anima.
Scopri ciò che possiedi sotto gli anni,
ciò che si trova a metà strada in mezzo alla tua vita.
Se ti guardi nello specchio
ti vedrai meglio che mai.

01 giugno 2018

Giuseppe Rametta - Fu e sarà


Guardavo tutto intorno a me,
sentivo il vento sulla mia pelle,
l'erba ondeggiare come
acqua gelida d'inverno,
ascoltavo i rumori perdersi
nel vuoto dei miei pensieri.

Alzai lo sguardo al cielo,
un sole agonizzante rendeva
omaggio alla nostra presenza,
le nuvole sparivano bruciate
dal fuoco del tramonto,
si abituava il mio sguardo
al rosso vivo, al rosso sangue.

Guardai avanti, gridai, e corsi verso
la battaglia stringendo in mano
una fascia tricolore e portando
con me, un sogno,
nel cuore.

26 maggio 2018

Cecco Angiolieri - S'i fosse foco


S'i' fosse foco, ardere' il mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil'en profondo;


s'i' fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei!
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo!


S'i' fosse morte, andarei da mio padre;
s'i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi' madre!


S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre,
le vecchie e laide lasserei altrui!

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Traduzione in italiano moderno:

Se io fossi fuoco, brucerei il mondo;
se io fossi vento, scatenerei la tempesta su di esso;
se io fossi acqua, lo sommergerei;
se io fossi Dio, lo farei sprofondare in un abisso;

se io fossi Papa, allora sì che sarei allegro,
perché metterei nei guai tutti i cristiani;
se io fossi imperatore, sai che farei?
Taglierei la testa di netto a tutti.

Se io fossi la morte andrei da mio padre,
se io fossi la vita mi allontanerei da lui:
allo stesso modo mi comporterei con mia madre.

Se io fossi Cecco, come sono e sono sempre stato,
prenderei per me le donne giovani e avvenenti,
e lascerei agli altri quelle vecchie e brutte.

18 maggio 2018

Antara ibn Shaddad - L'ultimo sole


L'ultimo sole del giorno allunga le sue ombre,
distorce i sensi, porta visioni di immagini dimenticate.
Sento ancora le voci delle persone conosciute
in tempi lontani e in luoghi diversi.
Uno strano fremito di brividi lungo il corpo,
un lamento appena sentito, misterioso.
L'eco della voce di mia madre, sofferente,
che affida alla mia testa sconvolta un pensiero:
Le tue lacrime sono le stesse di chi ti ha sempre amato,
lascia che possano scorrere e cerca l'amore ovunque.

12 maggio 2018

Angkarn Kalayanapong - Pensieri di amore


A dire il vero non ho sogni
poiché non mi servono più.
Il viaggio della vita lo facciamo insieme
e non desidero altre cose.

Quando l'ansia mi assale
la tua mano mi accarezza.
Quando io sono lontano
il tuo cuore si avvicina.

Andiamo verso la nostra vecchiaia
con i nostri sguardi incrociati.
Andiamo verso la nostra fine terrena
abbracciati come al primo incontro.

Mio sole che riscalda
quando il freddo assale.
Mia luna che rischiara
quando la notte copre il mondo.