30 gennaio 2021

Salvatore Quasimodo - Vicolo

Mi richiama talvolta la tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch’erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.

Altro tempo: un telaio batteva nel cortile,
e s’udiva la notte un pianto
di cuccioli e di bambini.

Vicolo: una croce di case
che si chiamano piano,
e non sanno ch’è paura
di restare sole nel buio.

22 gennaio 2021

Ted Hughes - Il destino si diverte

Poiché il messaggio si imbattè in un folletto,
poiché i precedenti fecero lo sgambetto alle attese,
poiché la tua Londra era ancora un caleidoscopio
di nomi e luoghi rimescolabili a ogni scossa,
aspettasti e ti sbagliavi. La corriera del Nord
arrivò, si svuotò, e io non c’ero.
Avesti un bell’insistere
e implorare l’autista, con probabili lacrime,
di farmi saltar fuori o ricordarsi d’avermi visto
mancare di un soffio la partenza. Non c’ero.
Le otto di sera: ero disperso
in qualche punto dell’Inghilterra. Tenesti a freno
la tua fiduciosa ispirazione
e non ti buttasti nel traffico che vorticava
intorno alla Victoria Station, con la certezza assoluta
di incrociarmi dove dovevo essere, per strada.
Io non ero per strada né lì né altrove. Ero seduto
placido al mio posto sul treno
che andava dondolando verso King’s Cross. Qualcuno,
più calmo di te, ebbe un suggerimento. E fu così che
quando scesi dal treno, pensando di trovarti
in qualche punto all’inizio del binario,
vidi quel maroso e quell’agitazione, una figura
che fendeva di petto la corrente dei passeggeri liberati,
poi il tuo viso liquefatto, gli occhi liquefatti
e le tue esclamazioni, le braccia agitate,
le lacrime sparse
come se fossi ritornato dai morti
contro ogni possibilità, contro
ogni negazione salvo la tua preghiera
ai tuoi dèi. Lì capii cosa significa
essere un miracolo. E dietro di te
il tuo allegro tassista, che rideva, come un piccolo dio,
nel vedere un’americana fare tanto l’americana,
nel vedere la tua folle corsa di bighe –
i tuoi singhiozzi, gli incitamenti, le suppliche
di far accadere ciò che avevi bisogno che accadesse 
così completamente vittoriosa, grazie a lui.
Be’, fu una combinazione straordinaria
che il mio treno non arrivasse prima, molto prima,
che entrasse in stazione, in ritardo, nel momento esatto
in cui tu irrompevi sul marciapiede. Fu
naturale e miracoloso, e fu un presagio
che confermava tutto quanto
volevi confermato. E la tua immensa disperazione,
la corsa nel panico per Londra
e ora il tuo trionfo mi piovvero addosso
come un amore ingrandito quarantanove volte,
come il primo fragoroso rovescio che sommerge
la siccità di agosto,
quando l’intera terra spaccata sembra sussultare
e ogni foglia trema
e ogni cosa leva le braccia piangendo.

17 gennaio 2021

Carmen Yañez - Donna

 Quanto hai dato, donna:

secoli di luce
che non hanno riflesso le coscienze
ingoiate da abissi di silenzio.

E quanto altro:
radici per tener salda la terra
velluto dell’amore
una spiga per raggiungere il cielo
fertili semenze del coraggio
per un mondo abitato dalla guerra.

E quanto altro.

Dai tuoi occhi
albe e nebbie,
revisione del giudizio
in attesa dei fiori.
Minuta di piccole cose
recuperate dall’infanzia
nella scrittura dei sogni.

E quanto altro.

Foglie che coprono il pudore dell’universo
laghi generosi di acque vergini
spessore del segreto
delle profonde radici del tuo tempo.

Quanto autunno
a inondare la terra
e un colore crepuscolare
nella corteccia.

09 gennaio 2021

Pierpaolo Annunziata - Separarsi, unirsi

 Prima di separarsi, un caldo sorriso,

l’abbraccio in tralice dello sguardo
dritto sui passi che si discostano.
Da lontano, soltanto la forma
afona di una parola letta sulla
bocca, nel gesto della mano.

Prima di partire, in mezzo
c’è stata la notte: morbida
stola di luna ad unire
un punto d’appoggio e la fame
dei baci. Perché prima che ci
si affondi dentro e ci si morda
il collo, per il sapore e il segno,
ci si lascia sorprendere da un diverso
parlarsi delle labbra: l’alfabeto chiuso
delle chiostre dei denti, respiro e saliva.

Prima di unirsi, prima di separarsi
il desiderio accetta anche il silenzio,
il corpo conserva una memoria che non giace
muta.

02 gennaio 2021

Emilio Prados - Alba

Quanto vicini! Dal tuo occhio al mio

non il canto di un’anima!

Annodati sopra il vento

come uccelli ad uno stesso

filo, sospesi ambedue

al cielo. Quanto vicini

i nostri profili in mezzo

al giorno! Che alti! Puri

volano, in alto, slegati,

liberi dal mondo i volti

persi nella luce − aperti

come fiori senza stelo −,

viventi, ma senza corpo

che li possa incatenare

alla terra, là nel fondo!

Uniti, in mezzo alle nubi

ora volano alti, quieti

fermi al modo delle stelle

dell’alba, ma piú sereni

che stelle, come due piume,

simili a pesci del vento

fermati sopra di esso

con il filo del silenzio

che li mantiene sospesi

entro gli occhi, sopra il sonno.