03 agosto 2018
Jacopone da Todi - O iubelo del core (O giubilo del cuore)
O iubelo del core,
che fai cantar d’amore!
Quanno iubel se scalda,
sì fa l’omo cantare,
e la lengua barbaglia
e non sa che parlare:
dentro non pò celare,
tant’è granne ’l dolzore.
Quanno iubel è acceso,
sì fa l’omo clamare;
lo cor d’amor è appreso,
che nol pò comportare:
stridenno el fa gridare,
e non virgogna allore.
Quanno iubelo ha preso
lo core ennamorato,
la gente l’ha ’n deriso,
pensanno el suo parlato,
parlanno esmesurato
de che sente calore.
O iubel, dolce gaudio
ched entri ne la mente,
lo cor deventa savio
celar suo convenente:
non pò esser soffrente
che non faccia clamore.
Chi non ha costumanza
te reputa ’mpazzito,
vedenno esvalïanza
com’om ch’è desvanito;
dentr’ha lo cor ferito,
non se sente da fore.
(TRADUZIONE IN ITALIANO MODERNO)
O giubilo del cuore,
che fai cantare per amore!
Quando il giubilo scalda,
esso induce gli uomini a cantare,
e la lingua balbetta
e non sa che dire:
non lo si può nascondere dentro di sé,
tanto grande è la dolcezza.
Quando il giubilo è acceso,
allora induce a gridare;
il cuore è infiammato d’amore,
(tanto)che non lo può sopportare;
(il giubilo) fa sì che si gridi con alti lamenti,
e allora non si prova vergogna.
Quando il giubilo ha occupato
interamente il cuore innamorato,
la gente lo deride,
pensando al suo modo di esprimersi,
che dice cose fuor di misura
di quell’ardore che sente.
O giubilo, dolce gioia
che entri nella mente,
il cuore diventerebbe saggio
(se sapesse) nascondere la propria condizione;
(il cuore) non può sopportare
tale giubilo) in modo da non urlare.
Chi non ha esperienza (di questo stato psicologico)
ti reputa impazzito,
vedendo (da parte tua) un comportamento insensato,
simile a quello di un uomo che stia vaneggiando;
(mentre chi è in preda al giubilo) ha il cuore ferito internamente,
e non si rende conto del mondo esterno.
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