23 dicembre 2022

Arnaut Daniel - Dolci gorgheggi

 


Dolci gorgheggi e gridi,
lai e canti e trilli
odo degli uccelli, che nel loro latino pregano
ciascuno la sua compagna, proprio come noi facciamo
alle amiche di cui siamo innamorati;
perciò io, che mi rivolgo alla più gentile
devo comporre una canzone più di ogni altra elaborata
che non vi sia parola falsa né rima senza risposta.
Non mi smarrii
né presi vie traverse
la prima volta che entrai nelle mura del castello,
dove si trova la mia Signora, della quale ho sì gran fame
che tale non l'ebbe il nipote di San Guglielmo;
mille volte il giorno sbadiglio e mi stiro
per la bella che supera ogni altra,
come una gioia pura vale più d'ira e tristezza.
Ben fui gradito
e le mie parole bene accette,
perché non fui sciocco nella scelta,
anzi preferii prendere oro fino che rame,
il giorno ch'io e la mia Signora ci baciammo,
ed ella mi fece scudo del suo bel manto azzurro,
perché i falsi adulatori, lingua di vipere,
non vedessero, né uscissero fuori tante male parole.
Iddio benigno,
da cui furono assolte
le colpe commesse dal cieco Longino
voglia, se gli piace, che io e la mia Signora giaciamo insieme
nella camera dove ambedue ci demmo
il prezioso convegno, da cui m'attendo sì gran gioia,
che tra baci e sorrisi _il suo bel corpo scopra
e lo contempli al lume della lampada.
Un bel ramo fiorito
di fioretti in boccio
che gli uccelletti fanno tremolare col becco
non è più fresco di lei; perciò non vorrei avere Roma
senza di lei; né tutta Gerusalemme.
Tutto fedele a mani giunte a lei mi consacro.

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