Guardiamo la città. Vediamo dall’alto
la tua casa o la mia, dove prima c’era il mare.
Le voci s’immergono
nel fondo dello spazio
lasciando al loro posto
un mormorio sconosciuto.
Abbiamo dovuto scrivere per incontrarli
i fantasmi nei loro luoghi sotto la pioggia.
Soppesare il loro marchio nella memoria.
Gli amici sono andati già via
in un altro punto dell’orizzonte,
cercavano il seme disperso.
Aeroplani e promesse
dividevano gli anni.
Noi abbiamo imparato
ad aspettare quello che ritorna.
Osservando sotto le impronte
il movimento della Terra.
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