Immagino spesso un grande faro
Che inonda di luce i nostri occhi stanchi.
Siamo un cielo che perde le sue stelle,
Finiti i sogni e la magia di notti infantili.
Seguo il percorso di passioni e desideri
Per dimenticare il grigio delle ore.
Cosa ci attende al di là del mare?
Solo illusione e un'inutile speranza?
O un sorriso che attende di rinascere
Dopo la notte che sta per terminare?
Forse una lacrima per molti rimpianti
Di non aver trovato quello che cercava.
27 marzo 2020
20 marzo 2020
Sylvia Plath - Specchio
Sono d’argento e rigoroso.
Non ho preconcetti.
Quello che vedo lo catturo all’istante
Così com’è,
Non velato da amore o da avversione.
Non sono crudele, sono solo veritiero.
L'occhio di un piccolo dio, quadrangolare. Passo molte ore a meditare
Sulla parete di fronte.
È rosa e macchiettata.
La guardo da tanto tempo
Che credo faccia parte del mio cuore.
Ma c’è e non c’è.
Facce e buio ci separano ripetutamente.
Ora sono un lago.
Si china su di me,
Cercando nella mia distesa
Ciò che è veramente.
Non ho preconcetti.
Quello che vedo lo catturo all’istante
Così com’è,
Non velato da amore o da avversione.
Non sono crudele, sono solo veritiero.
L'occhio di un piccolo dio, quadrangolare. Passo molte ore a meditare
Sulla parete di fronte.
È rosa e macchiettata.
La guardo da tanto tempo
Che credo faccia parte del mio cuore.
Ma c’è e non c’è.
Facce e buio ci separano ripetutamente.
Ora sono un lago.
Si china su di me,
Cercando nella mia distesa
Ciò che è veramente.
13 marzo 2020
Santiago Espinosa - La sabbia e gli oblii
Si sono radunati i tuoi ricordi
Sul bianco di un’immagine,
Chiedendoti racconti.
Cosa di questo è tuo e cosa no.
Dove inizia il dolore degli altri.
Palpando l’aria,
Come un sonnambulo,
Cercavi la connessione tra la tua voce e le cose. Ti chiedevi della ferita di un’eredità,
Quando alla fine delle strade
Non c’era nulla da comprendere.
Così ti sei abituato al tuo lavoro di scrivano, nella luce delle cose perdute.
Dovevi costruire per perdere.
Far girare la comparsa
Per restare così solo come all’inizio.
Bisognava alzare una scala verso l’invisibile per apprendere, dopo, a buttarla giù.
Si è schiusa la porta
E ora guardi ciò ch’è tuo
Nel silenzio dell’informe,
Affine a un perpetuo mistero.
Lascia che i morti si concilino con i morti.
Che il viaggiatore che non sei stato
Si materializzi coi suoi,
E che mai torni.
Che lo studente e la signora col cappello tornino a compiere gli stessi errori,
Che la vittima si incroci per strada
Con il suo eterno boia
E che non si riconoscano.
Ombre o fantasmi,
Passeranno gli uni e gli altri.
Continua a svolgersi, a fianco, la festa dei vivi. Non senti la musica che avvolge le montagne nella sua scalata,
Sulla bilancia dei seni
Dove un mondo s’inclina,
È leggero l’esilio?
Ascoltala in silenzio,
Non guardarti alle spalle.
Questa e non un’altra era la tua storia:
Il tempo contemplato
Nelle fessure della sabbia,
Il lento maturare dei deserti senza limite.
Sul bianco di un’immagine,
Chiedendoti racconti.
Cosa di questo è tuo e cosa no.
Dove inizia il dolore degli altri.
Palpando l’aria,
Come un sonnambulo,
Cercavi la connessione tra la tua voce e le cose. Ti chiedevi della ferita di un’eredità,
Quando alla fine delle strade
Non c’era nulla da comprendere.
Così ti sei abituato al tuo lavoro di scrivano, nella luce delle cose perdute.
Dovevi costruire per perdere.
Far girare la comparsa
Per restare così solo come all’inizio.
Bisognava alzare una scala verso l’invisibile per apprendere, dopo, a buttarla giù.
Si è schiusa la porta
E ora guardi ciò ch’è tuo
Nel silenzio dell’informe,
Affine a un perpetuo mistero.
Lascia che i morti si concilino con i morti.
Che il viaggiatore che non sei stato
Si materializzi coi suoi,
E che mai torni.
Che lo studente e la signora col cappello tornino a compiere gli stessi errori,
Che la vittima si incroci per strada
Con il suo eterno boia
E che non si riconoscano.
Ombre o fantasmi,
Passeranno gli uni e gli altri.
Continua a svolgersi, a fianco, la festa dei vivi. Non senti la musica che avvolge le montagne nella sua scalata,
Sulla bilancia dei seni
Dove un mondo s’inclina,
È leggero l’esilio?
Ascoltala in silenzio,
Non guardarti alle spalle.
Questa e non un’altra era la tua storia:
Il tempo contemplato
Nelle fessure della sabbia,
Il lento maturare dei deserti senza limite.
06 marzo 2020
Bárbara Belloc - da Poesie
Come una nuvola munita di denti
Che divora il cielo visibile da qui,
Da qualsiasi punto.
Come un punto grigio
Che è il simbolo del caos
In quanto non-concetto.
Come l’occhio della tormenta quando si apre
E in un istante perdura nel suo splendore,
Che è forse quello della distruzione
A venire o remota.
Come il legnetto che si sfrega
In senso circolare, con forza,
Per produrre il fuoco
E la cui traccia sarà cenere nella cenere,
Un anello dentro a un altro anello
E così a seguire.
Come un ricordo fuso
Nella materia di un oggetto.
Come un oggetto perso
Nella memoria.
Che divora il cielo visibile da qui,
Da qualsiasi punto.
Come un punto grigio
Che è il simbolo del caos
In quanto non-concetto.
Come l’occhio della tormenta quando si apre
E in un istante perdura nel suo splendore,
Che è forse quello della distruzione
A venire o remota.
Come il legnetto che si sfrega
In senso circolare, con forza,
Per produrre il fuoco
E la cui traccia sarà cenere nella cenere,
Un anello dentro a un altro anello
E così a seguire.
Come un ricordo fuso
Nella materia di un oggetto.
Come un oggetto perso
Nella memoria.
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