Se questa pellicola di vetro
aderisce alla pelle della pietra;
se alcun vento verrà.
Ne controlla lo splendore;
martella, ferisce:
un suono di ferro all’esterno;
dentro un’altra testura più spessa.
Posa come una vernice
poi l’aria soave
la sua lacca sullo smalto fratturato.
E allora si leva.
Minuziosamente.
Si è alzato l’alone delle colline;
la lenta bellezza
lievitata in ogni granello di pietra.
Irradiando le lance
che il brillio del vento
ha restituito alla luce;
nel cerchio più spesso dell’aria.
Girare la chiave della poesia
e chiuderci nel suo fulgore
al di sopra della valle glaciale.
Rileggere il freddo ricordato.
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