Una goccia
si ostina a scendere
su altre gocce.
La contemplo,
la snudo della sua concava umidità
mentre la pancia
gli trema di saliva.
Guardo l’inutilità della sua lotta. Che inciampa
nei difetti del piano che la ospita.
È bella, iridata, si scioglie in schegge
graffiando in discesa
il suo riposo.
Fuori, alla finestra,
una fisarmonica di esseri che disprezzano
i suoi sforzi di pioggia
in fuga.
Un pechinese sul punto di cadere.
La vicina che annaffia balconi pieni di gerani.
File di colombe clandestine
si dondolano
sui cavi elettrici.
Se l’aiutassi a scendere
spezzerei il delicato equilibrio del suo ciclo,
il senso di atmosfera e particella,
la sua nobile e provvisoria vanagloria.
Nel suo culmine,
il più iridescente, esplode in schegge
contro il vetro.
Con gli occhi
ho accarezzato il tempo.
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