Dove il lupo invidia le sue gazzelle catturate
dove l'occhio sprofonda al centro del buio
dove il muso può contenere
tutto il pavone che ha divorato
tutto l’azzurro del pericolo di mari colmi
e lontane solitudini
dove i capelli si scompigliano
dove le grida delle bambine si espandono e mutano
in grevi silenzi sull’orlo degli occhi
in bocche socchiuse
in respiri sospesi
quando il cervello volge alla verticale
alle alture
altissimo buco nero nell’ora smarrita
dove nell’occhio tuo l’intera
materia dell’acutezza
svanisce
fino alla vigilia della notte
all’acqua del pozzo
dove talvolta si ripesca o il padre o il folle
lungo una corda bionda e lunga
dove talvolta si pesca il suo risveglio
dove il sonno oscurato spalanca l’alba luminosa
il sorriso
la tregua
di una giornata che
in modo fantastico s’avverasse
perfettamente idiota e felice.