26 agosto 2022

Radnóti Miklós - Non posso saperlo

 Per gli altri questo posto che significa,

non posso saperlo,
per me è la patria, questo piccolo paese,
il luogo della mia infanzia lontana e felice.
Come un ramo debole dal tronco dell'albero,
da esso sono cresciuto e spero che qua sarò anche sepolto.
Sono a casa. E se un cespuglio si china davanti a me,
conosco il suo nome, il suo fiore,
so chi cammina per la strada, e dove và,
e so cosa potrebbe significare il dolore
di un tramonto rosso sulle mura delle case.
Per chi vola su un aereo, è solo una mappa,
e non sa il poeta Vörösmarty Mihály** dove abitava;
per lui che significa? Fabbrica e caserma,
ma per me: cavalletta, bue, campanile e mite casale;
nel binocolo egli vede campi e fabbriche,
ma io anche il lavoratore zelante,
bosco, frutteto, uva e tombe,
tra le tombe una vecchietta, che pian piano piange,
e quello che da sopra è una fabbrica o ferravia
che distruggere si deve, per me è la stazione,
e davanti il ferroviere, con bandiera rossa in mano,
da tanti bambini circondato, egli invia il segnale,
e nel cortile della fabbrica ci gioca un cane.
E poi il parco: di vecchi amori conserva la traccia,
la mia bocca ricorda i baci al gusto di miele o fragola.
Sul marciapiede un giorno andando a scuola
per non essere interrogato salivo su una pietra.
Eccola qua, ma di sopra neppur essa si vede
non esiste apparecchio che la possa rilevare.
E' vero, siamo peccatori, noi come gli altri popoli,
e riconosciamo la nostra colpa, quando, come, dove,
ma ci sono anche innocenti, lavoratori o poeti,
e lattanti, in chi crescerà la ragione,
la conserveranno, nascosti in buie cantine,
finchè non arrivi la pace nel nostro paese,
risponderanno freschi loro alla nostra soppressa voce.
Coprici con le tue grosse ali, nuvola della notte.

19 agosto 2022

Dinu Flamand - da Ombre e falesie

 Prima di lasciare la stanza

gli ultimi raggi di sole
gli lessero in viso il silenzio

chiudendosi
le palpebre hanno ancora afferrato
il margine del paesaggio con la montagna
che spaccava una nuvola sbiadita

si ritirava
il vecchio dolore del petto grugnendo
come la belva avviata alla tana
e si faceva carezza

fioriva
la notte luminosa e stava
per diventare quella distesa di profondo
per nessuno

si insediava
la rassegnazione come una
– finalmente – vera
promessa
della fine o dell’inizio
trovata

12 agosto 2022

Patricia Dodič - La farfalla e la nuvola

 La nuvola s’è portata dietro una farfalla

per avvertirmi insieme più largamente

a che profondità il cielo era conficcato in me

e che la distanza tra loro è uguale

alla distanza delle mie labbra dalle tue

mentre dal viso ti succhio

l’iscrizione calligrafica

di un amore meraviglioso. 

05 agosto 2022

Carlos Aldazábal - Da una nuvola

Scrivo da questa fitta cortina di memorie,

questo sipario d’acqua che si osserva nel mare.

Non intendo rivelare né il raggio né la pioggia,

voglio solo stupirmi per le barche, le pietre,

e le orme dei passi nelle forme di zucchero. 


Presto sarà la luce, disegno del crepuscolo,

ed io correrò tra pianure di cemento assassino,

ai piedi delle favelas, dei quartieri, dei villaggi,

ai piedi dei silenzi dove scorre il sangue. 


Certo che respirai la brezza delle colline,

certo che mi estasiai tra le braccia del fiume,

certo che mi cullai accanto alle note

che spingevano tranquille l’amaca della siesta. 


Ma mentre scrivo mi sfugge un ricordo

e non posso trattenere i raggi né la pioggia,

queste gocce dolenti che abbandonano il mio polso

per aprire il cammino sicuro che mi attende,

fonte di oscurità satura di silenzio

dove cullo la tua voce sognando la terra.