13 agosto 2021

Eleonora Finkelstein - Vite parallele

 Lui aveva vissuto in una chiesa ma ora non più.

Lei lavorava in un bar e null’altro da fare.
Arrivarono all’hotel e affittarono la stessa stanza
per passare i mesi freddi.
Ma accadde in inverni diversi
(quale il peggiore?)

Lui cercava una donna
(ora che sua madre era morta
sposarsi non gli sembrava poi così male)

Lei giurava di conoscere gli uomini:
tutti diversi, nessuno affidabile.
Meglio toglierseli dalla testa.

Lui ormai non era sicuro
che Dio si occupasse delle sue cose
come quando era bambino. Pensava:
la provvidenza è un tema instabile.

Lei viveva disposta a credere
in qualsiasi cosa tranne che a Dio.
Adorava le piramidi, i quarzi e leggeva i Tarocchi.
Il dato è tratto, gli piaceva ripetere.

Quando arrivò ognuna delle estati,
(quale la peggiore?)
i due seguirono la loro strada
con la promessa d’incontrarsi in autunno,
però mai più tornammo a vederli.

Se mai fossero apparsi allo stesso tempo
(con quella speranza incredibile che sorregge gli sconfitti)
se avessero trascorso assieme l’inverno
di un stesso anno, in quella stessa stanza,
si sarebbero resi conto che si stavano
sbagliando su ogni cosa.
Su tutto, eccetto in questo:
che né Dio né la fortuna
intervengono sulle questioni semplici.
Le cose passano soltanto:
a volte sì, a volte no.

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