31 agosto 2018

Eugenio Montale - La Storia


La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta

da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a poco, 

non procede né recede, 
si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è oltre.
La storia non somministra 

carezze o colpi di frusta.
La storia non è maestra
di niente che ci riguardi. 

Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, 

buche e nascondigli. 
C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: 

distrugge quanto più può: 
se esagerasse, certo sarebbe meglio, 
ma la storia è a corto di notizie, 
non compie tutte le sue vendette.
La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo 

e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra 

l'ectoplasma d'uno scampato 
e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, 

nessuno glien'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, 

si credono più liberi di lui.

24 agosto 2018

Louise Eldrich - I Boschi


Un tempo il tuo tocco bastava a vestirmi.
Tra questi alberi ora sono diversa.
Ora indosso gli alberi.

Abbasso un copricapo di ramoscelli piegati e l'assicuro.
Mi lego addosso una corazza di scorza graffiata.
Adatto alle mie mani le larghe foglie
dell'acero, come manopole di sangue.

Ora quando dico vieni,
e tu entri nei boschi,
in caccia di qualche creatura come la donna che ero,
io ti circondo.

La luce sanguina dalla radura. Le radici salgono.
Forme scannellate ardono azzurre nella luce che muore,
e anche tu conosci
la solitudine che mi hai insegnato col tuo corpo.

Quando ti corichi nella fossa di un albero abbattuto,
io ti copro, come ho sempre fatto;
questa volta non te ne vai.

17 agosto 2018

Samuel Taylor Coleridge - Estate serena


Tutto è pace d'intorno e nell'aria
si diffonde dei pescatori il canto.
Le chiare acque riflettono
gli azzurri cieli.
Un'infinita armonia si spande
dai boschi verdi lucenti di sole,
scende e si fonde al fruscio dei rami
e al mormorio dei flutti.
Il mistero dell'immensa natura
qui sembra svelare i segreti
di una vita felice:
al sole splendente, tra il vento,
gli alberi, i prati, le colline e l'acque.
Vita felice forse o ideale sogno.

10 agosto 2018

José Eduardo Degrazia - Silenzio


Non pensare che questo silenzio
sia semplice assenza di voci,

c’è lo stupore del fiore che sboccia
abisso del passero notturno

che gratta furtivo lo specchio della memoria.
(Il silenzio è il seme di qualcosa di più antico) .

Nel silenzio l’esistenza attenua
una realtà di frutto.

Non pensare che questo silenzio
sia semplice assenza di voci.

03 agosto 2018

Jacopone da Todi - O iubelo del core (O giubilo del cuore)


O iubelo del core,
       che fai cantar d’amore!
       Quanno iubel se scalda,
       sì fa l’omo cantare,
       e la lengua barbaglia
       e non sa che parlare:
       dentro non pò celare,
       tant’è granne ’l dolzore.
       Quanno iubel è acceso,
       sì fa l’omo clamare;
       lo cor d’amor è appreso,
       che nol pò comportare:
       stridenno el fa gridare,
       e non virgogna allore.
       Quanno iubelo ha preso
       lo core ennamorato,
       la gente l’ha ’n deriso,
       pensanno el suo parlato,
       parlanno esmesurato
       de che sente calore.
       O iubel, dolce gaudio
       ched entri ne la mente,
       lo cor deventa savio
       celar suo convenente:
       non pò esser soffrente
       che non faccia clamore.
       Chi non ha costumanza
       te reputa ’mpazzito,
       vedenno esvalïanza
       com’om ch’è desvanito;
       dentr’ha lo cor ferito,
       non se sente da fore.


(TRADUZIONE IN ITALIANO MODERNO)

O giubilo del cuore, 
che fai cantare per amore! 
Quando il giubilo scalda, 
esso induce gli uomini a cantare, 
e la lingua balbetta 
e non sa che dire:
non lo si può nascondere dentro di sé, 
tanto grande è la dolcezza. 
Quando il giubilo è acceso, 
allora induce a gridare; 
il cuore è infiammato d’amore, 
(tanto)che non lo può sopportare; 
(il giubilo) fa sì che si gridi con alti lamenti, 
e allora non si prova vergogna. 
Quando il giubilo ha occupato 
interamente il cuore innamorato, 
la gente lo deride, 
pensando al suo modo di esprimersi, 
che dice cose fuor di misura 
di quell’ardore che sente. 
O giubilo, dolce gioia 
che entri nella mente, 
il cuore diventerebbe saggio 
(se sapesse) nascondere la propria condizione; 
(il cuore) non può sopportare 
tale giubilo) in modo da non urlare. 
Chi non ha esperienza (di questo stato psicologico) 
ti reputa impazzito, 
vedendo (da parte tua) un comportamento insensato, 
simile a quello di un uomo che stia vaneggiando; 
(mentre chi è in preda al giubilo) ha il cuore ferito internamente, 
e non si rende conto del mondo esterno.