Potessi finalmente vivere,
felice del poco che ho e non essere costretto
continuamente a viaggiare in terre lontane;
potessi evitare il sorgere della canicola estiva
all'ombra di un albero vicino a un rivolo d'acqua.
Che gioia ascoltare,
coricato, i venti che infuriano e teneramente
stringersi al petto l'amata o, quando d'inverno
lo scirocco rovescia la sua pioggia gelida,
abbandonarsi al sonno mentre ti cullano le gocce.
Ora, ora è il tempo,
di darci senza pensieri all'amore,
finché non è vergogna infrangere le porte
e dolce è intrecciare litigi. In questo campo
io sono condottiero e soldato valente;
Voi, trombe e vessilli, sparite, via:
a chi ama l'avventura procurate ferite
e con queste la ricchezza. Io, spensierato,
lontano da ogni bene materiale,
riderò dei ricchi, riderò della fame.
Io, mia Delia, non inseguo la gloria:
pur di restare con te non m'importa
che mi chiamino incapace e indolente.
Voglio specchiarmi in te quando verrà la morte
e in fin di vita tenerti con la mano che s'abbandona.
Meu amor.
Ripetere queste due parole
per dieci pagine,
scriverle ininterrottamente,
senza sosta, senza spazi bianchi,
prima lentamente, lettera dopo lettera,
disegnando le tre colline
della M manoscritta,
l’anello tenue della E
simile a braccia che riposano,
il letto profondo di un fiume
che si scava nella U,
e poi lo sgomento o il grido della A
sulle onde del mare, eccole,
dell’altra M, e la O che non può essere
se non quest’unico nostro sole,
e infine la R divenuta casa,
o tetto, o baldacchino.
E subito dopo trasformare
questo lento disegno
in un unico filo tremolante,
la traccia di un sismografo,
perché le membra rabbrividiscono
e si turbano,
il mare bianco della pagina,
una distesa di luce
o un lenzuolo levigato.
“Meu amor, “amore mio” hai detto,
e l’ho detto anch’io,
spalancandoti la mia porta,
e tu sei entrata.
Tenevi gli occhi bene aperti
venendomi incontro,
per vedermi meglio o più di me,
e hai posato la borsa per terra.
E, prima che ti baciassi,
per poterlo dire serenamente,
hai detto:
“Stanotte rimango con te”.
Portami alla tua bellezza con un violino agitato.
Portami oltre il dolore fin quando sarò sicuro.
Sollevami come un ramoscello d'ulivo
e sii la colomba che mi riporta a casa.
Fammi vedere lentamente
quello che oso appena immaginare.
Portami molto dolcemente
e portami molto a lungo.
Siamo entrambi sotto il nostro amore,
entrambi al di sopra .
Portami oltre il velo
che i nostri baci hanno consumato.
Portami fin dove arriva l'amore.
Lei è lì
e non sai cosa dire
che parole trovare
E vorresti pioggia
e vento
per abbracciare
ma solo nuvole passano lente
come il non dire niente
e sono passi all’indietro
come un cuore
di vetro così fragile
da rompersi all’amare.