24 luglio 2015
Ales Debeljak - Ombra di donna
Quello che tu hai piantato nel mio animo,
io lo traduco in un linguaggio che ancora non ho dominato:
la cadenza di un grido che raggiunge la profondità del cuore
il tuono di un movimento sotterraneo,
navate di una chiesa priva di altare,
divinità che mormorano nell'intimo.
Tu: tu rosa da una conchiglia
come scultura fragile dalla fornace di un soffiatore di vetro.
Mi hai insegnato lo spasimo e l’umiltà
prima del vangelo di un profeta interrogativo.
E la libertà di una cerva che salta attraverso i prati di un paradiso assopito.
Non posso raggiungerli senza di te. Preferirei piuttosto tremare di piacere,
come una casa al limitare del suo restauro,
quando tu canti una nuova melodia.
Nell’ora più buia del giorno mi indichi l’alfabeto del vento e il fato e i semi.
Leggo le macchie nella cantina della storia.
So che la mia casa sarà qui, dove tu delimiti il selvaggio giardino.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento