30 aprile 2021

Joseba Sarrionandia - Chi ha lì le sue radici

 Difficilmente lascia la patria

chi ha lì le sue radici.
Difficilmente l’albero lascia la sua terra
se non è abbattuto e trasformato in assi.
La pupilla non abbandona l’occhio
se non per il becco dei corvi o il morso degli scorpioni.
Difficilmente il sale lascia il mare
o la sabbia il deserto.
Il giglio non abbandona la primavera
né la neve il biancore.
Difficilmente lascia la patria
chi ha lì le sue radici. 

23 aprile 2021

Giovanni Quessep - Sonnambulo

 Dirò sempre: dove sono?

che strana terra è questa
di cui non ricordo il nome degli uccelli
per fare delle loro ali una palma?

Mi ritrovai qui all’improvviso
come un sonnambulo, come un cieco
colpendo col bastone le sedie, la porta,
orribili insetti alla finestra.

Da tempo mi trovo tra persone che amo,
in una bianca città
che ha le strade inclinate verso il cielo
e una fortezza senza buffoni né regine.

È possibile che qui le mie ossa siano
ignorate, è possibile che muoia
sognando un paese di datteri
e una barca turchese di naviganti fenici.

16 aprile 2021

Dennis Ávila - Invenzioni

 Da piccolo

misi le mani

nell’immaginazione.

Dicevo a mio padre
che avrei inventato l’auto ad acqua.

Lui lo raccontava alla gente
accarezzandomi la testa.

Quell’auto
si trasformava
in una nave spaziale.

09 aprile 2021

Maksim Amelin - da Poesie

 Da dove viene il tutto? Mai

la luce fu per me così accecante.
Brilla brilla, splendi stellina mia,
mia candela mossa dal vento!

Non ancora bestia, non più uomo
coperto da scorza impenetrabile
che distinguo da dietro le palpebre chiuse,
e di cui ho conferma quando le apro.

Non v’è altra salvezza
dalle tenzoni interne ed esterne:
non rallegra il vino dell’Oblio,
non sazia il pane di Non-speranza.

Ti è più caro il tuo, sia pur modesto ma
confortevole – anelli di un’unica catena:
i vivi aspettano con indifferenza la morte,
ma i morti non credono nella resurrezione.

02 aprile 2021

Carol Ann Duffy - Tanto lontano

 Ti voglio e non sei qui. Mi soffermo

in questo giardino, a respirare il colore che è il pensiero
prima di diventare linguaggio nell’aria ferma. Pure il tuo nome
è un pallido spettro e, per quanto lo esali senza
posa, non mi rimarrà accanto. Stanotte
ti invento, ti immagino, i tuoi movimenti piú nitidi
delle parole che ti faccio dire e che hai già detto.

Ovunque tu sia ora, nella mia testa mi fissi
con uno sguardo, standotene qui mentre la luce fresca della sera
si dissolve nella terra. Sbaglio la tua bocca
ma sorride lo stesso. Ti stringo a me piú vicino, cosí lontano,
a inventare l’amore finché il canto di uccelli notturni
interrompe e muta quel che doveva succedere, di sicuro,
in ricordo. Le stelle ci stanno filmando senza scopo.