19 gennaio 2018

Sayat Nova - dai Canti


Mazzi di fiori i capelli, pistacchio le labbra, è l’ora beata,
vieni andiamo nel prato, giungiamo al laghetto, delle gazzelle è l’ora,
proteso alla rosa è l’usignolo, la rosa si protende alla vigna, è l’ora del diletto.
Entra nel giardino coi tuoi vezzi, ti loderò col canto, con le implorazioni.


Nel tuo seno nutri le rose, le viole, il giacinto e il giglio.
A che serve il giardino al tuo signore? Il tuo profumo è quello del basilico.
Hai spiegato come vela i tuoi capelli, e li attraversa il vento,
il mondo è un mare, tu la nave che lo percorre e si culla sulle sue onde.


Città e città, villaggi e villaggi, vengono a vedere il tuo volto,
il morente da te riceve a guarirlo il balsamo che rende immortali.

Se pur ti lodasse il mondo intero, non direbbe di te che in minima parte.
Ninfea, fiore dei mari, viola che si dischiude al vento.


Tracciato col calamo il tuo ritratto, tramuti in mille colori il tuo aspetto,
il neo si nasconde sul tuo volto, se cali la cortina dei capelli.
Sei dischiusa come rosa rossa, e fai le tue rime con l’usignolo,
come oro si dispongono i tuoi denti, delle labbra fai pietra di paragone.


Vestita di raso ricco di ricami d’oro fino, flessuoso ramo di cipresso,
hai una tazza nella tua mano, colmala, dammela, a quella coppa m’immolo.

Il giardino è nel suo splendore, sui rami della rosa l’usignolo dorme.
Fai pure a pezzi il tuo Sayat Nova, purché tu venga qui da me.

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