Fu tempo ch'io ebbi ardir cum lingua sciolta
dolerme e apalesar l'interna pena,
quando Amor pria mi tenne in sua catena,
ché il fallo è da excusar per una volta.
Ma hor che l'alma simplicetta e stolta
tornata è a quella vita de error piena,
di vergogna la lingua si rafrena:
cussì cresce mia fiamma in star sepolta;
e se in un bosco solitario arivo,
temo che per averme udito tanto
arbori, fiere e ocei m'abiano a schivo.
Pur sfogo il dolor mio la nocte alquanto
e quel che dir non oso in carte scrivo:
e se me manca inchiostro, adopro il pianto.
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